La raggiunse all'angolo; lei si volse al rumore dei passi, non sembrò sorpresa.
Jacopo si sentiva ora molto sciocco e non sapeva che dire.
- Si è fatto tardi - constatò Lisa - ormai è inutile che vada, il portone è
già chiuso. Entrerò alla seconda ora.
Un
colpo sfrontato di clacson li fece sobbalzare. - Il Professore! - mormorò
concitato Jacopo.
Lisa si volse verso la macchina di grossa cilindrata con occhi attenti: quello
dunque era il Gran Capo, il Soggetto Numero Uno dei discorsi di Jacopo, colui
che si era degnato di concedergli la tesi sperimentale e che lo aveva accolto
nel suo rinomato Istituto Ricerca.
- Volete un passaggio? - Si era rivolto a tutti e due, ma guardava ragazza con
occhi azzurri, freddi, penetranti. - Questa è Lisa… - si sentì in dovere di
dire Jacopo. Lei strinse imbarazzata la mano e ne ebbe una stretta leggera, non
spiacevole. - Dobbiamo prima accompagnarla da qualche parte? – chiese l’uomo
a Jacopo, come se l’interessata non fosse presente. - No no – si affrettò a
dire lei – ormai ho fatto tardi a scuola. Mi fermerò un po’ ai giardini per
aspettare la seconda ora… Il professore parve a questo punto stranamente
contento.
-
Ma che giardini! Saltate su tutti e due. – E senza attendere risposta, aprì
la portiera, facendo cenno a lisa di sedergli accanto. La macchina si mosse,
liscia, silenziosa.
-
Dunque, vai a scuola. Che classe fai?
Lisa
odiava quel tipo di domande, comunque rispose educatamente: - La quarte liceo
scientifico.
-
Sei mai stata all’Istituto? – continuò l’altro, svoltando a sinistra, ma
sembrò non attendere risposta. Tacque a lungo, districandosi nel traffico.
-
Lo vorresti visitare?
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